Alfabeto dellanima by Alessandro Guidi
Italian | 2009 | ISBN: n/a | 71 pages | PDF | 0.4 MB
Italian | 2009 | ISBN: n/a | 71 pages | PDF | 0.4 MB
Dalla A alla Z nelle pagine che seguono sembra di percorrere in un pratico compendio l'impegno della vita intera. Fin dall'inizio si scopre che c'è sempre un motivo per cui si nasce. Una vita che ha bisogno di calore, di determinazione, di benevolenza, ma anche di una lanterna, unica luce di speranza quando tutto il resto è solo un freddo carcere. Ad ogni lettera si può aprire una meraviglia che lascia la vita sospesa tra l'avere i piedi per terra e il desiderio di fare le cose continuando a volare, come sanno fare i bambini anche quando da grandi continuano a sognare. Dalla Prefazione di Igino Canestri……………………… Ed ora un racconto per assaggio:…………… …- Hotel -… Rem non aveva dormito bene quella notte. Era arrivato la sera prima, quando ormai giù nella hall il portiere sonnecchiava appoggiato al bancone in simil legno. “La sua stanza è la 428, queste sono le chiavi” si era limitato a dire stiracchiandosi un po' in un gesto che a Rem apparve da subito non troppo rispettoso. “Vuole un documento” aveva chiesto Rem, che aveva quasi una mania di essere sempre in regola come se qualcuno alle sue spalle lo controllasse in ogni istante. “No, non importa, faremo tutto domani. Buonanotte signore.” Questi modi un po' sbrigativi davano a Rem la possibilità di iniziare prima il suo sonno ma avevano creato in lui un vuoto in quella sua aspettativa di trovare, nel portiere, chissà quale altra accoglienza. Era così salito in camera con questi due pensieri in lotta, accompagnato da quelle sue poche cose, giuste per una notte, infagottate speditamente qualche ora prima nel suo trolley rosso. Le scale che Rem salì per raggiungere la camera erano il vero marchio di quel luogo e rappresentavano il vero motivo della presenza di un numero limitato di stelle accanto all'insegna sulla strada, ormai un po' deteriorata, dove campeggiava: “ Hotel Michelangelo”. La stanza non era grande ma quelle poche cose che 22 vi si trovavano erano ben disposte. Il tempo di cambiarsi, di mettersi in pigiama, di adocchiare dalla finestra la strada che faceva angolo con l'entrata dell'hotel, quasi a voler captare le ultime impressioni di quella giornata e valutare come poteva essere l'indomani. Rem si accomodò subito sotto le coperte. Non era solito rimanere con la luce accesa magari per leggere qualche pagina di un libro, ma quel giorno dentro di lui non voleva finire e quella notte era come risospinta più in là. Dopo poco però la stanchezza prese il sopravvento e Rem si lasciò finalmente andare. Quando riaprì gli occhi si accorse subito della turbolenza che era passata di lì quella notte. Lenzuola, coperte e sovraccoperte erano avvolticchiate fra loro, il cuscino per terra a bordo del letto, e perfino il lenzuolo che avvolgeva il materasso non aveva retto alla prova. Da quanto vedeva non poteva essere stata una notte tranquilla. Aveva la netta sensazione che i sogni avessero bussato ma lui non era riuscito ad accoglierli ed a raccoglierli. Passò qualche momento, prima di capire cosa ci facesse lì, in quella camera d'albergo. Poi tutto tornò chiaro. E con crescente eccitazione si preparò all'evento atteso. Infilò, così com'era, il pigiama in valigia, si proiettò verso la porta e ridiscese le scale. Al bancone non trovò lo stesso portiere della sera prima. Ma con la donna che lo aveva sostituito nel turno diurno poté scambiare uno di quei sorrisi che hanno il potere di far iniziare la giornata con il piede giusto. Dopo aver reso le proprie generalità e pagato il conto raggiunse l'uscita. 23 Erano circa le 7,30 di quel mattino. Non si riusciva a vedere ancora granché perché dominava una spessa nebbia. Si mise in attesa alla vicina fermata dell'autobus. Dopo qualche minuto scese dall'autobus un bambino imbacuccato in un cappotto a scacchi un po' demodé e una sciarpona gialla che gli scendeva fino alle ginocchia. Si avvicinò a Rem. Ma già dopo qualche passo sul viso del bambino affiorò un sorriso compiaciuto e benevolo. Rem lo aspettava trattenendo la sua impazienza e gustandosi da lontano il modo un po' goffo e stentato di camminare di Johnny. Appena furono vicini Johnny saltò a piè pari verso Rem andandosi ad appollaiare su di lui con le gambe attorcigliate all'altezza del bacino. “Hai visto ce l'ho fatta ad arrivare!” disse Johnny che non riusciva più a trattenere la contentezza di essere lì. “Ma come hai fatto se non eri mai stato su di un autobus?” chiese Rem “Mi sono organizzato e ho chiesto un aiuto all'autista. Ho avuto fortuna! Era il padre di un mio amico. “Sei un bambino davvero bravo". Ora andiamo o farai tardi a scuola” disse Rem e lo prese per mano. Sentì che la sua manina era fredda e cercò di trasmettergli il calore di cui evidentemente aveva bisogno. Johnny stava per mano quasi facendo pernio sul braccio di Rem come per volare. La cartella che aveva sulle spalle ciottolava di libri e di matite. Anche loro sembravano partecipassero a questo incontro e al cammino che i due facevano verso la scuola. 24 “Cosa ti aspetta oggi?” domandò Rem. "Stiamo imparando l'alfabeto, abbiamo finito le vocali e abbiamo iniziato le consonanti”. “E quale è la vocale che ti piace di più? ” La e di elefante” “E perché?”Chiese Rem in modo giocoso fingendosi incuriosito da questa scelta. “Perché l'elefante, mi ha detto il maestro, ha la memoria lunga e quindi non potrà mai scordarsi di me”. "Senti Rem, il maestro per farci imparare la lettera h ci ha detto H come HOTEL. Ma cos'è un hotel. Me lo dici? “Un hotel, Johnny” disse Rem cercando di prendere tempo per trovare una spiegazione, “un hotel, è un luogo di accoglienza che può far scoprire nuovi mondi e far incontrare le persone”. “Grazie Rem”.